Intervista esclusiva: Andreas “Dre” Hestler si racconta per Tribe Magazine

Tribe Magazine ha incontrato una leggenda della mountain bike: il Canadese Andreas Hestler. L’intervista completa realizzata da Silvano Busolli è disponibile sull’ultimo numero della nostra rivista, scaricabile da issuu.com.

Di seguito “solo un assaggio” della lunga intervista, che vi invitiamo a leggere sul nostro magazine

Ciao Dre, raccontaci un po’ di te.

Dove sei nato, dove vivi attualmente e cosa fai adesso.

Sono nato a Victoria, British Columbia sull’isola di Vancouver – appena un salto col traghetto dalla terra ferma e sei a North Vancouver, dove abito da 15 anni. Attualmente, per tenermi fuori dai guai, organizzo la BC Bike Race, valuto nuovi single tracks e corro con la mia Rocky Mountain Bike.

Sei conosciuto per essere stato un pioniere della mtb, quando questa disciplina venne inserita nelle Olimpiadi del 1996. Quali furono le tue emozioni in quell’occasione?

La mountain bike è la mia passione e gareggiare è un modo meraviglioso per viaggiare e condividere l’esperienza con gli altri. Sono stato fortunato ad aver fatto carriera con il ciclismo ma sarò sempre un mountain biker, perché non c’è altro che si possa paragonare alla pura gioia di correre sulle piste e passare per i boschi lungo dei single tracks da paradiso.

Sono un tipo patriottico, quindi rappresentare il mio paese ai Giochi Olimpici è stato un evento importante della mia carriera. Sfortunatamente ho forato, ma nel pieno spirito dei giochi ho proseguito e ho terminato la gara. Con i miei genitori che mi guardavano ero molto emozionato per aver partecipato al debutto della Mountain Bike ai Giochi Olimpici.

Dopo le Olimpiadi, quali furono i tuoi migliori risultati?

Nel 1997 sono arrivato 13° al Campionato Mondiale, con un’altra foratura, ed ero anche 13° in classifica UCI. La fase successiva della mia carriera mi ha visto vincere un altro titolo Canadese nel 2000 ed un NORBA Super D, poi sono passato alle gare a tappe: la Trans Rockies (tre vittorie), la Trans Alp (vincitore di una tappa), la Trans Andes (vincitore di una tappa), ed infine è arrivato il momento di dar vita alla BC Bike Race.

Dopo aver smesso con l’agonismo hai intrapreso un’altra avventura, ci racconti un po’?

Ora tra la Rocky Mountain Bikes e la BC Bike Race, lavoro con i media e mi occupo della preparazione dei percorsi. Collaboro anche con diversi dipartimenti per il Turismo per la creazione di opportunità di viaggio. Il mio lavoro mi tiene in sella e mi aiuta a mantenere vivi i miei interessi: l’anno scorso ho corso nelle gare EWS del circuito Nord Americano e ho provato l’enduro, che è un altro segmento della mountain bike che mi diverte molto, alla Trans Provence.

29, 27,5, 26 pollici: ma dove va il mondo della mtb? Tutte queste differenziazioni sono legate a sviluppo tecnologico o c’è forse anche una strategia di marketing?

Questa è una bella domanda. Sinceramente non vedevo la necessità di spostarsi dal 26, ma quando ho iniziato a correre con ruote da 29 mi sono reso conto che è divertente e si guadagna in velocità. Arrivate le 27.5 mi sono convinto che i benefici superano la nostra resistenza ai cambiamenti. Ora che ci sono le due nuove taglie 29 e 27.5 non credo che si tornerà più indietro alle 26: ci siamo evoluti ed i fatti lo confermano

Da anni ammiriamo le tue foto sui single track Canadesi: uno spettacolo unico. E la BC Bike Race è sicuramente l’evento più importante del tuo Paese. Raccontaci come è nata l’idea di proporre una gara del genere.

Nel 2007 mi sono seduto a tavolino con il mio socio fondatore Dean Payne. All’epoca non lo conoscevo perché lui organizzava gare d’avventura ed io ero un biker. Lui portò gli skills organizzativi ed io la mia esperienza in mountain bike: negli gli anni la BC Bike Race si è evoluta prendendo la definizione che porta ora: “La più grande esperienza in single track”.

La British Columbia è un posto straordinario: ha la fortuna di avere una rete di percorsi maturi, alcuni dei quali esistono da 35 anni ed abbiamo migliaia di percorsi realizzati a mano. Credo che questa sia la differenza principale tra il nostro evento e le gare in altre parti del mondo.

La versione integrale dell’intervista è disponibile su TRIBE MAGAZINE.

Intervista di Silvano Busolli

Traduzioni di Marcel Ryan

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