Diario di Viaggio – Baviera 2016

Da Teisendorf a Wasserburg am Inn e Monaco di Baviera.

Al loro secondo viaggio in mountain bike alla scoperta della Baviera, Daniele e Silvano partono da Salisburgo per raggiungere Monaco.

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Giovedì 2 giugno 2016

Puntuale come sempre Daniele arriva a casa mia alle sei e trenta del mattino. Le biciclette sono già state caricate in auto la sera prima per non perdere neanche un minuto prezioso. Al nostro secondo viaggio in mountain bike in Baviera le previsioni meteorologiche non sono affatto buone e anche cinque minuti di ritardo potrebbero significare pioggia e temporali con conseguenze inimmaginabili per la nostra breve vacanza in mountain-bike.

E’ il secondo anno che Daniele ed io proviamo a vivere l’avventura di viaggiare all’estero in mountain bike: ci sentiamo più esperti, dopo l’esperienza del 2015. Di certo non faremo gli errori da principianti della scorsa estate, o almeno lo speriamo.

L’obiettivo del 2016 è raggiungere Monaco di Baviera partendo da Salisburgo: per essere più precisi partiremo dal paesino di Teisendorf, già in territorio tedesco, per fare un tragitto che costeggi il Chiemsee, senza correre il rischio di allungare troppo la prima tappa. Contiamo di essere al punto di partenza in circa quattro ore d’automobile, ma già per strada, nonostante il nostro iniziale ottimismo, cominciamo a nutrire qualche dubbio sulla reale fattibilità del viaggio a causa della pioggia che ci aspetta in Baviera, ma che in realtà ci sorprende già in Austria poco dopo il Tauern Tunnel.

Ci chiediamo se non sia proprio sfortuna l’aver scelto il week-end del 2 giugno per il nostro viaggio, perché da una settimana piove sia da noi in Veneto sia in Austria e Baviera. Siamo ancora in autostrada nei pressi di Salisburgo quando un autentico acquazzone ci costringe in colonna per quasi mezz’ora. Siamo rassegnati e già pensiamo al piano B, ossia lasciare l’auto nei pressi di una stazione ferroviaria e prendere il primo treno che ci porti in albergo per la sera. Propongo a questo punto una sosta all’outlet di Piding, dove in attesa che il tempo migliori, trovo il modo di scoprire che Daniele non ha portato con sé un paio di pantaloni impermeabili per il sottoscritto come lo scorso anno: d’altro canto io non gliel’avevo chiesto e quindi approfitto della sosta per acquistarne un paio poiché dovrò per forza di cose utilizzarli.

All’uscita dall’outlet una sorpresa: non piove più e sembra anche che si stia rasserenando. Siamo a pochi chilometri dal nostro punto di partenza e un po’ di ottimismo (…o incoscienza?) riaffiora tra di noi. Forse riusciamo a farcela.

Arriviamo a Teisendorf, un paesino che ci sorprende perché scopriamo essere il paese della Birreria Wieninger, molto conosciuta anche in Italia.

Cerchiamo la stazione ferroviaria e decidiamo di rischiare: il sole è riapparso tra mille nuvole. Se non piove per almeno tre quattro ore, possiamo arrivare a Wasserburg am Inn, il nostro punto di arrivo per la sera. Parcheggiamo l’auto nei pressi del cimitero del paese, prepariamo le bici, controlliamo i bagagli e il nostro abbigliamento antipioggia, pronti per qualsiasi evenienza. Manca poco all’una del pomeriggio quando inizia il nostro viaggio in mtb.

Usciti dal paese, seguiamo la pista ciclabile asfaltata che porta verso Traunstein: l’idea infatti è che, se dovesse riprendere a piovere, ci fermiamo alla prima stazione ferroviaria e rinunciamo a correre in bici.

Questa volta siamo fortunati: il sole è riapparso, abbiamo un leggero vento contrario, ma il tratto della pista ciclabile Bodensee Konigsee Radweg che stiamo percorrendo è scorrevole e ci rende quasi euforici. Il tempo volge verso il bello.

Raggiungiamo la cittadina di Traunstein, ma considerato il ritardo con cui siamo partiti, siamo costretti a evitare il giro turistico e puntiamo diritti verso il Chiemsee, detto anche Bayerisches Meer, in altre parole mare bavarese. E’ infatti, il più grande lago della Baviera e, dopo il lago di Costanza e il Müritz, il terzo lago della Germania per estensione.

Prima di raggiungere Chieming sulle rive del lago, troviamo il tempo di ripararci sotto la pensilina di una fermata dell’autobus, poiché una nuvola passeggera ci da il benvenuto.

Sono solo cinque minuti di sosta e poi si riparte.

Costeggiamo il lago che in questa stagione dovrebbe essere pieno di turisti, ma le piogge di questi giorni hanno tenuto lontane le folle e sulla pista ciclabile incontriamo solo un nutrito numero di pensionati tedeschi che in sella alle loro city bike o e-bike, si godono i primi giorni di un’estate un po’ capricciosa. Il tempo di scattare qualche foto per poi ripartire alla volta di Seebruck, grazioso paesino sulla sponda nord del lago: qui le indicazioni del percorso ciclabile ci portano all’interno di un bosco. Il percorso diventa quasi un sentiero: abbiamo la sensazione di aver sbagliato strada, perché dopo qualche chilometro il sentiero sembra scomparire. Ci fermiamo su delle passerelle in legno che hanno molto del provvisorio. Senza accorgercene siamo finiti in una grandissima pozza d’acqua, nascosta dall’erba alta. Ripartiamo a tutta velocita, la passerella si abbassa al punto che le bici (e i nostri piedi!) s’immergono di 20-30 centimetri: in quel momento temo davvero che invece di essere finiti in una grande pozzanghera nascosta dall’erba, si sia finiti in uno stagno profondo. Dopo cinquanta metri di terrore, riemergiamo e ritroviamo il tracciato. E’ evidente che le piogge della settimana lo hanno letteralmente sommerso. C’è un po’ di salita mentre ci rientriamo nel bosco: il cielo si è fatto scuro e non molto lontano da noi è tutto un susseguirsi di lampi e tuoni.

Comincio a temere che la nostra buona stella ci stia abbandonando: siamo da soli, in mezzo ad un bosco e sta per scoppiare un temporale.

Non possiamo pensare di ripararci sotto gli alberi: sarebbe una follia, visti i fulmini che stanno coprendo tutto l’orizzonte. Aumentiamo l’andatura, ma il bagaglio di quasi dieci chili ci rallenta.

Nel silenzio rotto dai tuoni, sento nelle vicinanze un rumore strano, simile a un cigolio di una porta. Mentre il sentiero sale, sbuchiamo vicino a una radura con due case isolate, dove una bambina sta beatamente dondolandosi sull’altalena, incurante dell’imminente temporale.

Avrà forse quattro, cinque anni, ma è da sola nel cortile e mi sembra di rivivere una scena da film horror. Guardo Daniele e gli chiedo se anche lui non abbia la stessa sensazione: pensiamo entrambi a “Shining” il capolavoro di Stanley Kubrick!

Non siamo in un hotel isolato sepolto dalla neve, ma il cielo cupo e minaccioso sullo sfondo di queste due case in mezzo al nulla, è un contrasto incredibile con l’apparente serenità della bambina. E rimpiango di non potermi fermare ad immortalare questa scena, perché il temporale sta arrivando.

Continuiamo a correre di nuovo nel bosco: non so cosa stia pensando il mio compagno di viaggio, ma sono un po’ preoccupato perché dobbiamo raggiungere un posto al coperto. L’obiettivo è arrivare all’abbazia di Seeon, che non dovrebbe essere lontana. Cominciano a cadere le prime gocce di pioggia: ci fermiamo per indossare gli impermeabile e mentre ripartiamo scorgiamo la sagoma dell’abbazia in lontananza. Siamo su strada asfaltata mentre inizia a piovere: il tempo di raggiungere l’ingresso dell’abbazia, diventata ora un Centro Congressi, che si scatena un autentico diluvio. Le bici rimangono fuori dell’annesso bar ristorante, mentre io e Daniele ci guardiamo soddisfatti. L’abbiamo scampata bella!

Il locale dell’abbazia è un posto carino con vista sul lago: delle magnifiche torte fanno bella mostra di se sul banco frigo e non perdiamo l’occasione di poter assaggiare le specialità della casa. Una bella ragazza in costume bavarese ci illustra in inglese tutte le possibili varianti di dolci e, considerato che la pioggia non sembra darci tregua, ci accomodiamo a gustarci le specialità di Seeon. Fuori diluvia: la pioggia incessante che cade sul lago di fronte a noi ci procura non poche preoccupazioni. “Chissà se smetterà prima di sera” penso, anche perché l’albergo non è proprio così vicino.

Mancano ancora 26 chilometri a Wasserburg am Inn: c’è una discreta salita da percorrere e affrontarla sotto la pioggia sarebbe davvero dura.

Fortunatamente dopo oltre mezz’ora di sosta forzata, sembra che la pioggia cali di intensità. Un timido sole si intravede tra le nuvole che, una volta scaricato il loro carico d’acqua, sembra vogliano andarsene di corsa lasciando campo libero. Cade ancora qualche goccia, ma decidiamo di ripartire.

Il percorso è ondulato e gradevole: ci siamo coperti con i nostri impermeabili e siamo ottimisti. Il cielo è sempre minaccioso, ma verso nord si intravede un sole timoroso nascosto dalle nuvole. Attraversiamo una campagna bellissima, dove i boschi sono intervallati da prati con le tipiche fattorie bavaresi. 

Dopo aver passato il villaggio di Obing, la strada asfaltata entra in un fitto bosco.

L’aria è frizzante e si respira la tipica atmosfera della quiete dopo la tempesta. Nel silenzio che ci circonda si sentono solo le gocce che cadono dalle foglie degli alberi fradici di pioggia e lo scorrere delle ruote sulla strada bagnata: è una sensazione bellissima.

Corriamo spediti verso la nostra meta, ma appena usciamo dal bosco  il nostro sguardo si posa su un bellissimo segnale a margine della strada. E’ un cartello stradale in legno con diverse frecce che indicano le distanze da quel punto a diverse località nel mondo. Leggiamo New York 6562 km, Freiburg km 336, Berlin 508 km e una località a me sconosciuta Alstonville km 16.069. Ovviamente la mia passione per l’Aston Villa non mi lascia indifferente ad un nome così originale e scoprirò in seguito su google maps che si tratta di un villaggio del nuovo Galles del Sud in Australia!

Qualche foto e si riparte: è riapparso il sole e i nostri timori di non farcela ad arrivare asciutti alla meta scompaiono definitivamente.  Seguiamo le indicazioni stradali riuscendo comunque nell’impresa di sbagliare direzione e allungare il tragitto di qualche chilometro, ma non è un problema.

Il paesaggio di questo inizio d’estate in Baviera è semplicemente idilliaco ed è bello perdersi per scoprire angoli di mondo a noi sconosciuti.

Verso le sei e mezza del pomeriggio arriviamo sulla strada principale che porta a Wasserburg. Ormai siamo quasi arrivati: la strada che ci porta verso la città è in leggera discesa e con nostro stupore scopriamo che Wasserburg è sotto di noi, incastonata in una penisola creata da fiume Inn che in quel punto fa una curva di 360°. Dalla pista ciclabile che scorre a fianco della strada, la vista è spettacolare e la cosa che ci rende ancora più soddisfatti è che l’albergo dove pernotteremo è proprio lungo la ciclabile nel più bel punto panoramico per ammirare la città.

Ci sistemiamo in camera e dopo una doccia ristoratrice decidiamo di cenare al ristorante dell’albergo. Le tipiche pietanze bavaresi, innaffiate con la birra locale, sono il giusto premio per la nostra giornata in bicicletta!

Abbiamo percorso 78 chilometri con un dislivello di circa 400 metri. Nonostante siamo un po’ stanchi, optiamo per una visita alla città sotto di noi.

La stradina in discesa che porta al ponte sul fiume per entrare in città, è immersa nel verde: anche qui comprendiamo quanto lungimiranti siano siano stati i tedeschi nel ricostruire le loro città distrutte dopo la seconda guerra mondiale, preservando la natura.

Il centro cittadino è ben curato, ma questa sera non c’è molto movimento: è giovedì sera e a quest’ora i tedeschi hanno già cenato. Ci fermiamo in un locale frequentato dai giovani del luogo e scambiamo qualche battuta con le ragazze del bar, dove fa bella mostra di sé un vecchio gagliardetto del Mùnchen 1860, la seconda squadra calcistica di Monaco, che nonostante sia stata superata dalla travolgente storia di trionfi del Bayern Monaco, ha ancora moltissimi tifosi in tutta la Baviera.

Mentre rientriamo in albergo, Daniele trova il tempo di immortalare il fiume Inn che scorre sotto di noi nei pressi della BruckTor. Poi tutti a letto, domani ci aspetta la seconda tappa.

Venerdì 3 Giugno

Sveglia alle sette: la preparazione dei bagagli è sempre un po’ difficoltosa perché dobbiamo riporre gli indumenti anti pioggia a portata di mano e soprattutto perché, nonostante abbiamo portato con noi solo l’essenziale, il bagaglio, una volta sfatto la sera, sembra proprio che al mattino non si chiuda mai.

Facciamo un’ottima colazione in albergo e dopo aver preparato le bici che avevamo lasciato nella casetta vicino all’orto dell’hotel, alle nove e un quarto del mattino partiamo.

Uscire dalla città è più complicato del previsto: la cartina che mi sono stampato ci porta in centro storico, perché la ciclabile è sull’altra sponda del fiume. Attraversiamo la grande piazza e ci dirigiamo verso ovest seguendo le indicazioni per Grafing. C’è anche una bella salita per raggiungere la periferia della città da dove riprenderemo la Panoramaweg Inn-Isar.

E’ una bellissima giornata di sole e siamo davvero euforici: l’angoscia per la pioggia del giorno prima è svanita e pensiamo che oggi i settanta chilometri che ci separano da Monaco saranno una passeggiata di salute!

Appena fuori la città la pista ciclabile costeggia il gigantesco stabilimento caseario Meggle, famoso per la sua produzione di yogurt e formaggi esportati in tutta Europa. Attraversiamo il villaggio di Edling seguendo le indicazioni. Siamo un po’ in ritardo sulla nostra tabella di marcia, perché uscire da Wasserburg non è stato così facile. Poco male adesso il percorso dovrebbe essere abbastanza scorrevole.

Nel piccolo borgo di Niederndorf dove si susseguono maneggi e e stalle, commetto un errore imperdonabile: non guardo le indicazioni, ma seguo la strada principale in direzione di Pfaffing.

Qui incontriamo una donna a cavallo che viene in senso contrario. E’ la nostra fortuna: le chiediamo di fare una foto assieme e lei gentilmente ci risponde in italiano raccontandoci delle sue vacanze sulla costiera amalfitana. Con un po’ di supponenza la informiamo che stiamo andando a Monaco: con un sorriso ironico ci dice che andando in quella direzione sarà difficile arrivarci prima di sera visto che stiamo andando in direzione opposta.

Stiamo infatti tornando indietro verso Wasserburg!

Sono sconcertato: come ho potuto commettere un errore simile? Ero certo che la direzione fosse quella giusta: la realtà è che siamo costretti a ritornare a Edling per riprendere la ciclabile. Alla fine, una volta rientrati sul percorso giusto, abbiamo perso oltre un’ora e sicuramente abbiamo percorso almeno 15-20 chilometri in più.

Sono arrabbiato con me stesso: è da sprovveduti commettere errori simili e mi sento in colpa con Daniele che tra l’altro oggi ha mal di testa e non è in uno dei suoi giorni migliori.

Aumentiamo l’andatura: attraversiamo un fitto bosco, ma cominciamo a sentire gocce di pioggia sempre più insistenti. Pensiamo che questa volta la pioggia non ci darà scampo, ma la fortuna ci assiste ed arriviamo all’abitato di Forsting. Troviamo riparo sotto la pensilina di un distributore che fa anche da ricovero per alcuni automezzi d’epoca dei vigili del fuoco: un’altra bella occasione per scoprire questo angolo di Baviera.

E’ una nuvola passeggera e dopo una pausa di circa dieci minuti, decidiamo di riprendere il viaggio. La pista ciclabile corre parallela alla ferrovia fino all’ingresso in una bellissima foresta.

Anche oggi lo spettacolo è straordinario: la strada è battuta e corre in un bosco magnifico. Non c’è anima viva, ma questo silenzio è rigenerante e fondamentale per apprezzare la bellezza di questo luogo.

Quando usciamo dal bosco l’abitato di Grafing bei München è vicino: dovremmo essere a metà del percorso, ma i quindici chilometri in più si fanno sentire e decidiamo per una sosta nella piazza del paese. Troviamo un bar caffè pasticceria proprio nella piazza principale: è la Baeckerei Kreitmaier ed è il posto ideale per una sosta.

Sediamo sui tavolini all’aperto, ma dopo pochi minuti siamo costretti a cercare un posto all’interno del Caffè: un acquazzone memorabile si abbatte sulla cittadina e sulle nostre biciclette, che tentiamo di riparare con i sacchetti per l’immondizia.

Sembra proprio che il nostro viaggio sia destinato ad essere un susseguirsi di pioggia e sole. Una volta ripartiti seguiamo le indicazioni del Panoramaweg. Ancora boschi e prati si alternano ed è incredibile quante case isolate si possano trovare in questo angolo di Baviera. Passiamo a nord di Moosach rimanendo sempre nel bosco: il prossimo obbiettivo è arrivare ad incrociare l’autostrada che fa da circonvallazione di Monaco. Proseguiamo con calma, anche perché iniziamo a sentire un po’ di stanchezza. Quasi all’improvviso vedo in lontananza i grandi piloni dell’alta tensione che oltrepassano l’autostrada: sono felicemente sorpreso perché penso che non manchi molto a Monaco.

Ma il mio ottimismo si rivela fuori luogo: passiamo sotto l’autostrada sulla ciclabile che qui diventa un sentiero in mezzo alla campagna. Corriamo, corriamo e corriamo: mi domando dove sia la città. Già perché mi sto rendendo conto che l’autostrada passa molto fuori dell’abitato e le mie previsioni di arrivare in centro nel giro di mezz’ora sono infondate.

Ancora una volta la mia testardaggine mi porta fuori strada. Non seguo le indicazioni, ma vado a naso: Monaco è qui davanti a noi, ne sono certo. Peccato che ad un certo punto, mentre comincio a non riuscire più a stare seduto sulla sella, si finisca in una strada senza uscita. Siamo alla periferia di Monaco all’ingresso di una cava di inerti.

E’ evidente che ho sbagliato ancora.

Provo a connettermi con lo smartphone a Google Maps per visualizzare la posizione e scopro che stiamo andando verso sud.

Dobbiamo tornare indietro per almeno cinquecento metri fino a ritrovare la strada principale. Adesso dovremmo andare spediti: mentre ci avviciniamo al centro della città inizio davvero a sentirmi stanco. Solitamente l’adrenalina che si sente in prossimità della fine di una gara ti fa dimenticare lo sforzo, ma oggi mi sento davvero finito. Daniele non fa commenti, ma io non riesco più a stare seduto in sella. Finalmente intravedo il Tal, l’antica via dove transitavano i mercanti che arrivavano in città. Ce l’abbiamo fatta!

Un ultimo sforzo per raggiungere Marienplatz che come sempre pullula di vita: sono le quattro del pomeriggio quando, a distanza di un anno raggiungiamo Monaco di Baviera in mountain bike!

Dopo le foto di rito, riprendiamo le bici e andiamo a Schwabing, il quartiere degli artisti, dove abbiamo prenotato la camera per la notte. Sono altri cinque chilometri, ma quando arriviamo all’hotel possiamo dire finalmente che per oggi è finita.

Abbiamo percorso 91 chilometri con 400 metri di dislivello: siamo sfiniti! Ci aspetta una doccia e una bella serata in birreria.

Dopo esserci riposati (ma non troppo altrimenti non ci risolleviamo più dal letto!), prendiamo la metro per ril centro. Ma all’uscita di Odeonsplatz ricomincia a piovere a dirotto: siamo costretti a ripararci sotto i portici per diverso tempo perché sembra proprio che non sia una nuvola passeggera, ma piuttosto un autentico diluvio!

Alla fine decidiamo di rinunciare alla visita in centro e raggiungiamo subito Landsbergerstrasse, ma con nostra grande sorpresa, non c’è un posto libero in birreria! Peccato, perché l’Augustiner Braustuben è considerato un locale tra i più apprezzati di Monaco. Ci dobbiamo accontentare di trovarne uno a caso, ma la fortuna ci assiste e il Rechthaler Hof (non lontano dalla Stazione Centrale) dove andiamo a cena è decisamente una piacevole sorpresa.

Sabato 4 Giugno

Il treno per Salisburgo parte alle 11,30. La stazione centrale dista circa sei chilometri dal nostro hotel, ma è una buona occasione per visitare la città in bicicletta, utilizzando le piste ciclabili. A distanza di un anno dal nostro precedente viaggio nella capitale bavarese, è sempre emozionante visitarla. La stanchezza del giorno prima è svanita ed è già tempo di pensare al prossimo viaggio.

Mentre il treno ci accompagna a Teisendorf, riaffiorano mille pensieri ed emozioni. E’ stata una bellissima esperienza e anche questa volta abbiamo imparato qualcosa di nuovo. Una ragione in più per pensare al prossimo viaggio: appuntamento al 2017.

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